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17 GIUGNO 2025
ReportDifesa.it - Operatori della sicurezza: tutelare chi ci protegge. Una proposta di legge per l’assistenza legale integrale

MONZA. L’iscrizione nel registro degli indagati dei due agenti della Squadra “Falchi” della Questura di Taranto, intervenuti per fermare i responsabili dell’uccisione del Brigadiere Capo dei Carabinieri Carlo Legrottaglie, ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica una verità scomoda: chi serve lo Stato rischia non solo la vita, ma anche di dover affrontare da solo i costi morali, giuridici ed economici di un processo.

Per questo motivo l’Associazione Vittime del Dovere chiede al Governo, ai parlamentari e a tutte le componenti del panorama politico di dare seguito alla nostra proposta di legge riguardante l’assistenza legale integrale, diretta a tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, alle Forze Armate, ai Vigili del Fuoco, alla Polizia Penitenziaria e alla Polizia locale, quando indagati o imputati per fatti connessi al servizio, in particolare in contesti ad alto rischio: Ordine pubblico, operazioni di sicurezza, emergenze e pubblico soccorso, contrasto alla criminalità.

La proposta nasce da un principio semplice, ma troppo spesso disatteso: coloro che mettono a repentaglio la propria vita e la propria incolumità per proteggere gli altri devono essere protetti dallo Stato.

Il testo, redatto dall’Ufficio Legale dell’Associazione con la consulenza in materia penale dell’Avv. Sergio Bellotti, prevede la copertura integrale delle spese legali a carico dello Stato, sin dall’inizio del procedimento, senza necessità di anticipi da parte dell’interessato, con pagamento diretto al legale scelto dal dipendente e con obbligo di restituzione delle somme solo in caso di condanna definitiva.

È prevista l’applicazione anche ai familiari del personale deceduto, e il coordinamento con la normativa esistente, tra cui l’art. 22 della Legge 80/2025, con prevalenza della disciplina più favorevole.

Dietro ogni uniforme c’è una persona che ogni giorno affronta pericoli reali. Quando le conseguenze del servizio diventano tragedia, parliamo di Vittime del Dovere.

Ma quando il prezzo è un’indagine, un processo, una spesa che grava su chi ha solo fatto il proprio dovere, lo Stato non può restare in silenzio.

L’Associazione ritiene che chi serve la Repubblica con coraggio e lealtà non può essere lasciato solo, né moralmente né materialmente.

Questa proposta è un segno di civiltà giuridica e di rispetto per chi indossa la divisa e si preoccupa della sicurezza altrui.

Nella sparatoria del 12 giugno scorso, gli agenti hanno agito per salvaguardare la collettività, fermando una fuga armata che aveva già lasciato un eroico carabiniere tragicamente ucciso. Eppure, ora i poliziotti devono affrontare un’indagine con l’accusa di omicidio colposo. Non si discute l’operato della Magistratura, ma si chiede che lo Stato garantisca assistenza tempestiva e adeguata a chi si è trovato a compiere scelte drammatiche per proteggere i cittadini e assicurare alla giustizia i delinquenti.

“Confidiamo nella rapida presentazione e approvazione della proposta in Parlamento, come gesto concreto di attenzione verso tutti gli operatori in divisa e verso le Vittime del Dovere – sottolinea il presidente dell’Associazione Vittime del Dovere Dott.ssa Emanuela Piantadosi -. Desideriamo sottolineare l’urgenza di ricevere un riscontro alla missiva inviata in data 14 giugno alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con la quale si è rivolto un accorato appello al Governo affinché completi il processo di equiparazione tra le Vittime del Dovere e le vittime del terrorismo. Tale intervento risulta indispensabile per garantire una tutela concreta alle famiglie degli appartenenti alle Istituzioni caduti o rimasti invalidi nell’adempimento del proprio servizio, evitando che anche i congiunti delle più recenti Vittime siano costretti a intraprendere contenziosi giudiziari contro lo Stato per ottenere legittime tutele, necessarie garanzie e i risarcimenti dovuti”.

Tratto da ReportDifesa.it

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