Chi dona la vita per gli altri resta per sempre
CONTRASTO ALLE MAFIE
Attività di sensibilizzazione istituzionale finalizzata alla lotta contro la criminalità organizzata

L'Associazione Vittime del Dovere svolge da anni una copiosa attività di approfondimento e sensibilizzazione finalizzata alla conoscenza e allo studio dei fenomeni criminali e al contrasto della criminalità organizzata.
Un impegno quotidiano che si esplica, in contesti istituzionali, parlamentari, pubblici e didattici, attraverso:

  • interventi diretti ad evidenziare criticità legate al sistema normativo, penale o penitenziario, attraverso la redazione di dettagliate e approfondite relazioni indirizzate alle Istituzioni e alla politica;
  • attività di ricerca, analisi e denuncia dei fenomeni mafiosi, attraverso la predisposizione di istanze, emendamenti, interrogazioni parlamentari, disegni di legge;
  • partecipazione ad audizioni parlamentari;
  • organizzazione di convegni, workshop, conferenze stampa e mostre;
  • realizzazione di percorsi didattici a carattere nazionale dedicati agli studenti di scuole di ogni ordine e grado sul tema della memoria e della conoscenza dei fenomeni criminali;
  • informazione dell’opinione pubblica attraverso pubblicazioni, articoli tecnici, comunicati stampa ed organizzazione di eventi dedicati.
08 LUGLIO 2022
Coraggiosamente.it - “Nessuno tocchi Caino” in gita al 41bis, siamo seri?

Una delegazione di non parlamentari, capitanata da Rita Bernardini, presidente dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”, ha fatto visita ad alcuni detenuti in regime di 41 bis, ospiti di due carceri sarde. Il tutto sarebbe stato possibile grazie a un foglio firmato dal direttore del DAP, Carlo Renoldi.  Lo ha reso noto l’Associazione Vittime del Dovere, Onlus che tutela le famiglie di forze dell’Ordine, Armate e magistratura, caduti o rimasti gravemente feriti durante il servizio.
“L’episodio, laddove risultasse vero, desterebbe parecchia preoccupazione in quanto minerebbe il fondamentale principio di inviolabilità del restrittivo regime di detenzione”, ha commentato la Presidente, Emanuela Piantadosi, “ancor più risulterebbe una profonda mancanza di rispetto nei confronti dei familiari di quanti sono stati barbaramente trucidati dai boss criminali e nei confronti della memoria delle stesse vittime.”

L’Associazione Vittime del Dovere, che dalla sua fondazione si batte per alimentare la cultura della memoria del sacrificio delle vittime e della cultura della giustizia, non può rimanere indifferente al tentativo di destabilizzare e minare con questo modus operandi le fondamenta di un regime detentivo che è uno strumento fondamentale di contrasto alle mafie. 

“Si richiede pertanto un colloquio urgente con il Capo del Dap, Carlo Renoldi, così da verificare quanto accaduto e poter esprimere un punto di vista importante di cui il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria deve tenere necessariamente conto”, ha aggiunto Piantadosi, “si avanza una richiesta ai Parlamentari di presentare immediatamente interrogazioni in cui il Ministro della Giustizia Marta Cartabia dia contezza in Parlamento di quanto accaduto nelle carceri di massima sicurezza oltretutto alla luce delle dichiarazioni riportate all’atto della nomina del Dott. Renoldi “Vediamolo lavorare e ne riparliamo” .

Immediate le reazioni politiche. Questa la nota diffusa dal gruppo parlamentari della commissione antimafia del M5S: “Non è la prima volta che gli si permette libero accesso a detenuti al 41bis, tra i quali Zagaria e Bagarella. Chiederemo spiegazioni al capo del DAP Renoldi sul perché abbia concesso questo permesso ad un’associazione privata e su quali basi. Assistiamo, ancora una volta, ai tentativi di chi vuole mettere in discussione il 41bis, regime carcerario che non è una “tortura democratica” come incredibilmente sostiene la Bernardini, ma che è la restrizione della libertà ai soggetti più pericolosi che ci sono in Italia, per impedire loro la prosecuzione di azioni criminose contro i cittadini e contro lo Stato; soggetti che, tra l’altro, non hanno mai collaborato. E’ singolare rilevare che, spesso, ci sia unanime indignazione per chi commette reati minori ma, poi quando si parla dei massimi esponenti criminali, che si sono macchiati di reati gravissimi, che hanno portato un attacco al cuore dello Stato, succede stranamente che ci siano settori che considerano il 41bis e l’ergastolo ostativo alla stregua di regimi contro la civiltà democratica. Non è così, a fronte di sanguinari stragisti, le regole della democrazia prevalgono con regimi carcerari proporzionali alla pericolosità dei detenuti ma sempre rispettosi della loro dignità. Dignità umana che questi assassini non hanno mai rispettato quando ammazzavano inermi cittadini e servitori dello Stato e quando devastavano il territorio. Chiederemo anche a Renoldi se risponda al vero quanto riportano organi di stampa, in merito alla richiesta fatta ai mafiosi di iscriversi anche all’associazione privata. Ci auguriamo che prima della nostra interrogazione, intervenga con una durissima censura la ministra Cartabia. Quello che è successo è estremamente grave”.

La posizione dell‘associazione ‘Nessuno tocchi Caino’, ad Adnkronos: “Non è vero che è la prima volta che viene consentito a ‘Nessuno tocchi Caino’ di visitare i detenuti al 41bis – sostiene il segretario dell’associazione – E’ già accaduto nel 2019 e nei mesi e negli anni precedenti, ad esempio a Viterbo, Parma e Tolmezzo”. Durante la visita c’è stato un incontro anche con detenuti mafiosi come Leoluca Bagarella e Michele Zagaria? “Abbiamo incontrato tutti i detenuti al 41bis, circa un’ottantina a Sassari e sei a Nuoro”, risponde D’Elia secondo il quale le polemiche sono frutto di un “attacco a Cartabia e Renoldi per le loro posizioni che, siamo consapevoli, sono molto diverse dalla nostre perché entrambi non mettono in discussione il regime 41bis e la norma sul 4bis, a differenza nostra che vorremmo una radicale riforma sia dell’uno che dell’altro”. Infine sulle indiscrezioni relative alla richiesta e possibile iscrizione di detenuti alla stessa associazione, D’Elia sottolinea che “‘Nessuno tocchi Caino’ non può negare l’iscrizione a nessuno, neanche a condannati al fine pena mai o all’isolamento, a coloro che sono considerati i ‘cattivi’ per eccellenza”, continua D’Elia ricordando le parole dell’ex leader dei Radicali Marco Pannella sull’iscrizione del boss Piromalli e aggiungendo che “se detenuti al 41bis si iscrivessero a ‘Nessuno tocchi Caino’ non potremmo impedirlo, anzi auspichiamo che lo facciano: non sarebbe un’iscrizione per avere e conquistare potere perché, in tal caso, dovrebbero rivolgersi ad altri”.

La mia opinione

Ognuno sceglie i diritti di chi farsi portavoce, quali battaglie perseguire. C’è chi sceglie di battersi per la memoria di chi ha servito il paese sino all’estremo sacrificio, e chi va in cerca di chissà quale meraviglia celata nel profondo di menti criminali…

Detto questo, nel rispetto dei diritti umani che non devono mai venire meno, la gita in carcere dai boss mafiosi per verificare cosa? Se il soggiorno sia di loro gusto? Portargli una brioche? Chiedere se, improvvisamente, davanti a cotanta presenza vogliano pentirsi e fare ammenda? No, non è accettabile e non deve mai più ripetersi, se siamo un Paese serio. Lo siamo?

IN FOTO UNA PICCOLA RAPPRESENTANZA DI VITTIME DI COSTORO 

Tratto da Coraggiosamente.it

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