Chi dona la vita per gli altri resta per sempre
CONTRASTO ALLE MAFIE
Attività di sensibilizzazione istituzionale finalizzata alla lotta contro la criminalità organizzata

L'Associazione Vittime del Dovere svolge da anni una copiosa attività di approfondimento e sensibilizzazione finalizzata alla conoscenza e allo studio dei fenomeni criminali e al contrasto della criminalità organizzata.
Un impegno quotidiano che si esplica, in contesti istituzionali, parlamentari, pubblici e didattici, attraverso:

  • interventi diretti ad evidenziare criticità legate al sistema normativo, penale o penitenziario, attraverso la redazione di dettagliate e approfondite relazioni indirizzate alle Istituzioni e alla politica;
  • attività di ricerca, analisi e denuncia dei fenomeni mafiosi, attraverso la predisposizione di istanze, emendamenti, interrogazioni parlamentari, disegni di legge;
  • partecipazione ad audizioni parlamentari;
  • organizzazione di convegni, workshop, conferenze stampa e mostre;
  • realizzazione di percorsi didattici a carattere nazionale dedicati agli studenti di scuole di ogni ordine e grado sul tema della memoria e della conoscenza dei fenomeni criminali;
  • informazione dell’opinione pubblica attraverso pubblicazioni, articoli tecnici, comunicati stampa ed organizzazione di eventi dedicati.
10 NOVEMBRE 2017
Report Age - ‘Uniformità non allargamento’ Ferri sulle novità sul 41 bis. E la ‘uniformità’ non piace alle Vittime del dovere

Si comincia con i saluti del sindaco di Sulmona, Annamaria Casini: “Il detenuto deve essere rieducato e non relegato”. Poi Antonio Servedio, comandante provinciale dei Carabinieri dell’Aquila e il prefetto, Giuseppe Linardi che tiene a sottolineare che l’Italia è l’unico Paese in cui non si sono consumati attentati terroristici, di matrice islamica. Segno che le forze dell’ordine stanno lavorando bene? Così dichiara il prefetto, ma vittime italiane non mancano negli Stati colpiti duramente dai recenti attentati. Poi l’organizzatore della 2 giorni di evento,  Mauro Nardella, caporale di polizia penitenziaria e sindacalista, che conclude il suo intervento, accompagnato dall’arpeggio di una chitarra classica, con un incitamento: “Non ci fermerà  un naso rotto”. Riferendosi all’aggressione ai danni del giornalista, Daniele Piervincenzi, ad Ostia vittima di Roberto Spada, arrestato ieri con l’accusa di violenza privata aggravata dal metodo mafioso.

Illuminante l’intervento di Emanuela Piantadosi, dell’associazione Vittime del dovere. Ha perso il padre, maresciallo dei carabinieri, ucciso da un detenuto in permesso premio. Arriva il sottosegretario mentre la presidente Piantadosi mette in evidenza l’eccesso di: “Visibilità degli assassini dei nostri familiari.. non è  questione di vendetta .. vorrei ricordare il figlio di Totò Riina” invitato a presentare il suo libro a Porta a porta, programma di Rai 1 condotto dal giornalista Bruno Vespa. Accenna allo spinoso problema delle continue richieste di sconti di pena da parte dei detenuti e del capo dei capi di Cosanostra, Riina, che per questo fa richiamo al diritto ad una morte dignitosa. “Vogliamo rilanciare una riflessione sulla legge 103 del 23 giugno 2017 e sulla Circolare del 2 ottobre del Dipartimento dell’amministrazione della polizia penitenziaria che ammorbidisce il regime detentivo del 41 bis” ovvero  il carcere duro, introdotto nel ’75 per contenere le rivolte negli istituti di pena e dal ’92 applicato anche agli appartenenti a Cosanostra per isolare i capi e impedire loro di continuare  a impartire ordini. Il  mafioso italiano, legato a Cosa Nostra “Leoluca Bagarella dal carcere dell’Aquila nel 2002 fece un appello pubblico per ammorbidire il 41 bis” ricorda la Piantadosi. Sistemi audiovisivi accessibili, ma non ai detenuti in regime di 41 bis, questo chiede l’associazione Vittime del dovere. L’uso di colori nella corrispondenza e tanti altri dettagli che sono strumenti utili , ai detenuti isolati, per veicolare messaggi. Così l’uso del personal computer, i colloqui senza divisori, la perquisizioni  solo con rilevatori elettronici, la simultanea apertura per le visite spirituali e per quelle dei Garanti dei detenuti. Com’è accaduto a Torino dove ad accompagnare il Garante nel carcere Lorusso Cutugno c’era l’ex terrorista, Sergio Segio, uomo di spicco di Prima Linea. “Papa Francesco ha scomunicato corrotti e mafiosi e prima di lui papa Giovanni Paolo II” questo deve far riflettere. Perché ammorbidire il carcere duro sapendo quante vittime è costato? Non piace l’eccesso di “attenzione agli autori di reato e dal momento in cui non c’è una voce, noi chiediamo l’istituzione di un osservatorio con associazioni,  magistrati, avvocati  e tutti coloro che possono rappresentare le esigenze delle vittime: giustizia e certezza della pena per avere giustizia per i servitori dello Stato che hanno dato la vita per la nostra collettività”.

Glissa il sottosegretario alla giustizia: “Davvero il lavoro che fate come associazione Vittime del dovere è  importante e non credete, venite ascoltate” Ferri sottolinea poi che curare l’area trattamentale all’esterno sarebbe più efficace. “La Circolare rende omogenea la esecuzione del 41 bis” e le novità vengono definite dal sottosegretario come  piccole aperture garantite oggi. “La Circolare del Dap non allarga ma uniforma” e poi accenna al caso dei minori di 12 anni, figli di detenuti al 41 bis a cui è data la possibilità di visitare il padre, un’ora di colloquio. Di questo parla il sottosegretario, fuorviando tutto il discorso sull’uso dei supporti audio visivi e dell’isolamento insito nel regime del carcere duro non più  garantito dalla recente disciplina. Il tema è la modalità esecutiva del 41 bis per il vice ministro. Un regime speciale che va delimitato, in ordine al tempo di applicazione: 4 anni, prorogabili per altri 2 anni. E le proroghe non sarebbero in linea con quanto stabilisce l’Unione Europea sulla misura speciale. In compenso saranno assunti 2 mila 64 agenti di polizia penitenziaria, entro il 2018 e le piante organiche degli istituti saranno riviste in ragione dell’aumento del numero dei detenuti in ogni singolo carcere. Al carcere di Alta sicurezza di Sulmona saranno 200 i posti in più dietro le sbarre, la nuova ala del penitenziario è in costruzione da qualche anno. In sostanza 2 centinaia di reclusi in più, ma per il personale nel penitenziario sulmonese, da anni sotto organico e in età avanzata, non si vedono ancora spiragli.

Tratto da ReportAge

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