Girolamo Tartaglione (1913-1978), entrato in magistratura, divenne sostituto procuratore della Repubblica a Santa Maria Capua Vetere e a Napoli; proseguì poi la carriera in magistratura come consigliere della Corte di Appello di Bari sino ad assumere le funzioni di consigliere della Corte Suprema di Cassazione con assegnazione anche alle Sezioni unite. A 65 anni accettò l'incarico presso l'allora Ministero di grazia e giustizia come Direttore generale degli Affari penali.
Martedì 10 ottobre 1978 venne assassinato a colpi di pistola da un gruppo di fuoco delle Brigate Rosse nell'ingresso della sua abitazione mentre, rientrato dal lavoro al Ministero, stava per entrare in ascensore. Due uomini, identificati in sede giudiziaria in Alessio Casimirri, nome di battaglia "Camillo", e Alvaro Lojacono "Otello", aprirono il fuoco a distanza ravvicinata e lo colpirono mortalmente alla testa. Del nucleo brigatista facevano parte con funzione di copertura anche Adriana Faranda e Massimo Cianfanelli[1][2][3]. L'omicidio viene rivendicato con un volantino recapitato presso la sede romana del Corriere della Sera.
fonte wikipedia
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