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23 AGOSTO 2021
Comunicato stampa - Niente green pass, niente pranzo in mensa Forze dell’Ordine costrette a mangiare in luoghi non idonei Associazione Vittime del Dovere: “Le norme anti Covid non devono intaccare i servizi essenziali previsti per i servitori dello Stato”

L’Associazione Vittime del Dovere ha appreso, per il tramite di alcuni suoi Associati nonchè a seguito delle proteste circolate sui media nazionali, che alcuni appartenenti alle Forze dell’Ordine sono costretti, durante il turno di servizio, a consumare i propri pasti in luoghi non idonei, non potendo accedere regolarmente ai locali mensa, a causa del mancato possesso del cd. “green pass”.

Il certificato COVID digitale dell'UE, che in Italia ha assunto la denominazione di green pass, viene rilasciato a coloro che hanno completato il ciclo vaccinale prescritto anti-SARS-CoV-2, oppure sono guariti da COVID-19 o hanno fatto un tampone molecolare o antigenico.

Nello specifico, a seguito del Decreto Legge 23 luglio 2021, n. 105, già ampiamente contestato per la proroga dei termini correlati allo stato d’emergenza epidemiologica, è stato imposto l’impiego delle certificazioni verdi Covid 19 ai servizi di ristorazione “per il consumo al tavolo, al chiuso”.

L’estensione dell’obbligo anche alle mense – senza distinzione - avviene per mezzo dell’interpretazione operata dal Governo (si vedano le Faq sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri) e applicata poi dalle singole Amministrazioni.

Pertanto tale limitazione viene applicata alle mense di servizio, che fino al 6 agosto u.s. hanno potuto continuare la propria attività purchè venisse garantita “la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro” oltre al rispetto dei protocolli e delle linee guida nazionali (sul punto si veda il DPCM del 2 marzo 2021).

A fronte di queste necessarie premesse, appare inevitabile sottolineare, in primis, come il coacervo di norme emanate nell’ultimo anno stia iniziando a sollevare dei seri dubbi sulla legittimità costituzionale delle stesse.

Nel comprendere la necessità di adottare provvedimenti atti a contrastare la diffusione del virus Sars Covid 19, tuttavia siamo rammaricati di venire a conoscenza che tali norme inaspriscono le restrizioni fino ad oggi vigenti, senza neppure cercare soluzioni alternative che – sempre e comunque nel rispetto delle necessarie misure di sicurezza - garantiscano i diritti fondamentali di tutti i cittadini.

Il pasto, così come il servizio mensa, sono infatti servizi di prima necessità per gli operatori delle Forze dell’Ordine e l’interpretazione assai restrittiva dell’ultimo provvedimento approvato rischia di essere illegittimo.

Non di rado il Giudice Amministrativo è intervenuto sull’argomento riconoscendo un obbligo dell’Amministrazione di appartenenza di rendere effettivo l’accesso alla mensa per il personale impiegato in servizi che presuppongono la permanenza nel luogo lavoro anche per il tempo occorrente alla consumazione dei pasti ovvero adottando soluzioni alternative nelle ipotesi di “oggettiva impossibilità di accesso”.

L’art. 3 della Costituzione prevede che l’uguaglianza sostanziale possa essere raggiunta tramite trattamenti differenziati, purchè ragionevoli. Ebbene, in questa situazione non si può ritenere ragionevole l’interpretazione proposta dal Governo.

Allo stesso modo l’Europa, nel regolare il Certificato Covid digitale dell’UE, premette in modo chiaro che (cfr. n. 42 del Regolamento (UE) 2021/953 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 giugno 2021) le “restrizioni aggiuntive, sulla base degli ultimi dati scientifici a disposizione” debbano essere “necessarie e proporzionate allo scopo di tutelare la salute pubblica e non siano discriminatorie” (link).

Pertanto non si può che rimanere perplessi in merito alla situazione delle Forze dell’Ordine, poiché da una parte si comprende l’intenzione di voler tutelare la loro salute, dall’altra non ci si capacita di come il rischio di contagio sia maggiore in una mensa, con i dovuti distanziamenti, rispetto al rischio insito nel servizio stesso.

Pertanto l’Associazione Vittime del Dovere, facendosi parte attiva, rivolgerà le proprie riflessioni alle Istituzioni affinché si possa trovare una più decorosa soluzione che non preveda il dover consumare il proprio pasto in aree poco consone.

Queste soluzioni, non solo rischiano di non avere gli effetti desiderati, ma ancora peggio ledono la dignità e i diritti dei rappresentanti dei Corpi di Polizia che, senza alcun indugio, offrono la propria vita in nome di uno Stato, che dovrebbe a sua volta tutelarli.

ASSOCIAZIONE VITTIME DEL DOVERE

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