Chi dona la vita per gli altri resta per sempre
I nostri caduti

Il sito www.vittimedeldovere.it raccoglie le note biografiche, dei caduti e degli invalidi, appartenenti alle Forze dell’Ordine, Forze Armate e Magistratura, che sono state inoltrate e autorizzate, anche per quanto attiene al trattamento dei dati personali, dai familiari dei caduti oppure dal diretto interessato, invalido.

Le informazioni relative alle Vittime del Dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata sono frutto di ricerche storiche, giornalistiche e amministrative di cui si citano sempre le fonti.

In larga misura, le biografie si compongono anche di notizie fornite direttamente dalle famiglie di chi ha dato la vita per lo Stato o dall’appartenente alle Istituzioni che ha perso la propria integrità fisica durante lo svolgimento dei compiti di servizio pubblico.

Le storie delle Vittime del Dovere vengono pubblicate con grande partecipazione, interesse e orgoglio, tuttavia, non forniscono alcuna garanzia di completezza o di precisione assoluta. Rappresentano un contributo importante per ricostruire la storia del nostro Paese e rendere onore alla memoria di uomini e donne che costituiscono il patrimonio etico della Nazione.

Ogni richiesta, precisazione ed integrazione dovrà essere indirizzata alla segreteria dell’Associazione Vittime del Dovere al seguente indirizzo segreteria@vittimedeldovere.it

Magistrato
Giangiacomo Ciaccio Montalto

Milano il 20 ottobre 1941
Valderice 25 gennaio 1983

Entrato magistratura nel 1970 e divenne Sostituto Procuratore della Repubblica di Trapani, dove era arrivato nel 1971. Nei primi anni della sua carriera fu pubblico ministero nel processo al “Mostro di Marsala”, Michele Vinci, accusato di aver rapito e poi fatto morire in un pozzo tre bambine, tra cui la nipote. Ma è nel 1977 che la carriera di Ciaccio Montalto si indirizza su filoni d’indagine scottanti: cominciò a indagare sui mafiosi della provincia di Trapani e sui loro legami con il mondo imprenditoriale e bancario trapanese in particolare sul clan dei Minore.

Ciaccio Montalto portò davanti alla Corte di Assise diversi mafiosi locali. Nonostante le minacce subite non aveva né scorta né auto blindata.

Ciaccio Montalto è stato ammazzato per avere toccato direttamente il clan Riina, emettendo un mandato di cattura nei confronti dell’anziano zio, Giacomo Riina. Ciaccio Montalto fu ucciso quando era arrivato al cosiddetto “terzo livello”, la pista che stava seguendo era quella dei soldi, dei beni, arrivando a mettere mani su alcuni beni mafiosi grazie anche all’entrata in vigore, alla fine del 1982, della legge Rognoni-La Torre sul sequestro e la confisca dei beni alla mafia.

Tre settimane prima di essere ucciso, Ciaccio Montalto andò a Trento per incontrarsi con il procuratore Carlo Palermo al fine di scambiarsi informazioni riservate sull'inchiesta che riguardava il traffico di stupefacenti.

Fu ucciso la notte del 25 gennaio ‘83 davanti all’ingresso di casa a Valderice dove era giunto dopo aver passato una serata a casa di amici. Fu colpito da tre uomini armati di mitraglietta e due pistole calibro 38, era privo di scorta e a bordo della sua auto non blindata, nonostante le minacce ricevute. Il suo corpo venne ritrovato la mattina da un pastore poiché i vicini, pur avendo sentito i colpi, non avvertirono le autorità. Ciaccio Montalto non aveva ancora quarantadue anni e lasciò la moglie.

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