Il 21 settembre la Guardia di Finanza celebra il suo Santo Patrono, San Matteo Apostolo ed Evangelista, figura che lega profondamente fede, giustizia e servizio al bene comune.
Il riconoscimento ufficiale risale al 10 aprile 1934, quando un Breve Pontificio, firmato dal cardinale Eugenio Pacelli – il futuro Papa Pio XII – su mandato di Papa Pio XI, dichiarò San Matteo Patrono delle Fiamme Gialle. Il documento accolse l’istanza del Comandante Generale e dell’Ordinario Militare, fissando così un riferimento spirituale che accompagna da allora la vita del Corpo.
La vicenda umana di Matteo è nota grazie al Vangelo che porta il suo nome: da esattore delle tasse, pubblicano chiamato anche Levi, lasciò il banco delle imposte per seguire Gesù dopo l’invito: “Vieni e seguimi” (Mt 9,9). Un cambiamento radicale che simboleggia la rinascita e la riconciliazione, al punto che il banchetto che festeggiò la sua vocazione viene ricordato come segno dell’amore misericordioso di Cristo verso i peccatori.
Nel suo Vangelo, redatto per la comunità giudeocristiana, Matteo descrive Gesù come maestro e fondatore del nuovo Israele, portatore di una giustizia nuova, fondata sull’amore.
Il Martirologio Geronimiano (VI secolo) già ricordava la memoria liturgica del Santo il 21 settembre. Da allora la ricorrenza è rimasta viva e particolarmente sentita, soprattutto per la Guardia di Finanza, che nel suo Patrono ritrova un esempio di fedeltà al dovere verso lo Stato e di sequela evangelica.
Oggi, come auspicava il Breve del 1934, le Fiamme Gialle celebrano San Matteo non solo come figura di fede, ma anche come simbolo di dedizione, giustizia e legalità, valori che quotidianamente guidano l’impegno del Corpo al servizio dei cittadini.
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