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Cronologia delle attività
19 LUGLIO 2025
Milano, Iniziativa "Il fresco profumo di libertà", in ricordo delle vittime della strage di via D'Amelio

Sabato 19 luglio, a partire dalle ore 16.45, i giardini Falcone e Borsellino di via Benedetto Marcello ospiteranno l’iniziativa pubblica “Il fresco profumo di libertà”, momento di commemorazione e riflessione collettiva a 33 anni dalla strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

L'evento organizzato dal Comune di Milano, promosso in collaborazione con istituzioni locali, realtà associative e rappresentanti della società civile, si aprirà con un momento istituzionale di commemorazione, accompagnato dalle note toccanti della tromba di Raffaele Kohler, artista milanese noto per il suo impegno civico attraverso la musica.

Alle ore 18, il cuore simbolico della manifestazione: la piantumazione dell’Ulivo della Pace, come gesto tangibile di memoria e impegno verso i valori della legalità e della giustizia. A seguire, sono previsti interventi di attivisti del presidio universitario di Libera Milano e un laboratorio artistico aperto alla cittadinanza.

Alle ore 19 il programma si concluderà con un momento musicale, grazie ai concerti della Seven Stomps, della Dirty Soul Blues Band e dei Descargalab

Tra gli ospiti, è prevista la partecipazione del dott. Francesco Terragno, in rappresentanza dell’Associazione Vittime del Dovere, che interverrà nel corso del pomeriggio per portare una testimonianza sul significato profondo del sacrificio di chi ha servito lo Stato fino all’estremo.

Un’occasione per non dimenticare, per coltivare la memoria e, soprattutto, per rinnovare un impegno collettivo contro ogni forma di mafia, nel segno di quel “fresco profumo di libertà” che Borsellino sognava per il suo Paese.

Intervento del Dott. Francesco Terragno, volontario dell’Associazione Vittime del Dovere

Buongiorno a tutte e tutti,

sono qui oggi a nome dell’Associazione Vittime del Dovere, che ho l’onore di rappresentare in questa occasione grazie alla fiducia della Presidente Emanuela Piantadosi e della Vicepresidente Ambra Minervini. Un’associazione che unisce oltre 500 famiglie di servitori dello Stato – appartenenti a Forze Armate, Forze dell’Ordine, Magistratura – che hanno perso la vita o subito gravi menomazioni in conseguenza di atti riconducibili a terrorismo, criminalità organizzata o criminalità comune.

È un punto di vista particolare quello delle Vittime del Dovere: è la prospettiva di chi ha pagato un prezzo altissimo per la legalità. E che proprio per questo sente con forza, oggi più che mai, quanto bruciano le ingiustizie, le mancanze, le disattenzioni. Ci fa amareggia e ci umilia ogni politica debole contro la criminalità organizzata. Perché da quella debolezza non deriva solo insicurezza, ma abbandono. Abbandono per chi serve o ha servito lo Stato e si ritrova, troppo spesso, a sentire il vuoto intorno.

Commemorare Paolo Borsellino e la sua scorta – Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina – significa anche guardare in faccia ciò che è la mafia oggi. E la mafia oggi non è più solo la violenza dei kalashnikov e delle autobombe. È anche ciò che distrugge la collettività in silenzio, che corrompe senza fare rumore. È mafia tutto ciò che frustra i diritti, calpesta la libertà, inquina l’economia per interesse personale. È mafia la speculazione, il traffico di esseri umani, l’evasione fiscale sistematica, la corruzione che blocca l’ascensore sociale. È mafia la criminalità finanziaria che sposta milioni da un continente all’altro per sottrarli alla comunità.

Ecco perché serve uno sforzo capillare, a tutti i livelli: territoriale, nazionale e internazionale. Perché la criminalità organizzata oggi non è solo locale: è interconnessa, globalizzata, tecnologica. Ma per essere efficace, questo sforzo deve partire da un principio fondamentale: la tutela delle vittime. Delle vittime di ieri e di oggi. Non si può costruire giustizia se non si restituisce dignità, riconoscimento e protezione a chi ha pagato il prezzo più alto.

Ecco perché auspichiamo con forza che il principio di tutela delle vittime venga inserito quanto prima nella nostra Costituzione. È un riconoscimento non simbolico ma sostanziale, attualmente all’esame del Parlamento, e rappresenterebbe un passo decisivo per affermare che lo Stato non dimentica chi ha pagato per difenderlo. La nostra Associazione ha contribuito a sensibilizzare il Governo e le forze politiche in questa direzione partecipando attivamente anche alle audizioni parlamentari.

Lo dobbiamo a Borsellino e alla sua scorta. Ma lo dobbiamo anche a chi è sopravvissuto. A chi ogni giorno combatte contro le conseguenze del dovere e si impegna nonostante tutto. A chi vive nel ricordo, ma pretende giustizia. Perché il loro sacrificio non può restare solo memoria: dev’essere un impegno vero, quotidiano, concreto e attivo.

Grazie.

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