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15 LUGLIO 2015
Il Secolo XIX - Jolly Nero, l’udienza preliminare slitta al 21 settembre

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Genova - Slitta al 21 settembre l’udienza preliminare per il crollo della torre piloti, abbattuta dal cargo dell’armatore Ignazio Messina Jolly Nero avvenuto il 7 maggio 2013 in porto a Genova e costato la vita a nove persone.

Oggi dovevano esserci le costituzioni di parte civile ma il gup di Genova Claudio Siclari ha dichiarato nulla la notifica dell’avviso di conclusioni indagini al professor Angelo Giarda, difensore della società Ignazio Messina che ha sollevato eccezione perché non gli era stata stata inviata.

Il gup ha quindi trasmesso gli atti alla Procura per rinnovarla e l’udienza è slittata a settembre quando è previsto si costituiscano parti civili i familiari delle vittime, il Codacons, l’Associazione Vittime del dovere e i Rimorchiatori Riuniti di Genova s.r.l.

All’inizio dell’udienza che si è svolta nell’Aula Magna di palazzo di giustizia, la posizione del terzo ufficiale Cristina Vaccaro che era stata stralciata (è accusata solo di falso) è stata riunita al procedimento principale.

La richiesta di rinvio a giudizio riguarda il comandante della nave Jolly Nero, Roberto Paoloni, il pilota Antonio Anfossi, il primo ufficiale Lorenzo Repetto, il direttore di macchina Franco Giammoro e il comandante d’armamento della società Messina, Giampaolo Olmetti.

Le accuse sono omicidio colposo plurimo, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo di costruzioni. La società Messina era stata indagata solo per responsabilità amministrativa.

Le reazioni dei familiari

«Sono trascorsi esattamente tre anni e due mesi e le cose non si stanno orientando nel verso giusto». Lo ha detto il padre di Davide Morella, 33 anni, una delle vittime del crollo della Torre Piloti di Genova, in apertura dell’udienza che oggi a Genova ha rinviato l’udienza preliminare al 21 settembre. «Ci auguriamo che i responsabili del sangue versato da mio figlio, che ha avuto una morte cruenta, siano puniti congruamente».

La stessa giustizia che chiede la sorella di Gianni Jacoviello, 33 anni, che in aula ha portato la fotografia del fratello, per non dimenticare. Atto di accusa anche da Adele Chiello, madre di Giuseppe Tusa, 25 anni, che parla di tragedia annunciata. «Io mi auguro che pian piano, in questo processo, emerga la verità, perché non ho intenzione di fare sconti a nessuno».

Chiello chiede che sia fatta finalmente chiarezza. «Io, dopo due anni, non ho neanche la conoscenza dei fatti reali accaduti quella notte. Voglio sapere perché mio figlio è stato ritrovato dopo 16 ore - spiega - ho fatto varie istanze per acquisire gli atti dei verbali dei soccorsi, ma mi è stata data carta straccia. Ancora mi devono dire quanto è durata l’agonia di mio figlio - conclude Chiello - e io come madre ho diritto di sapere quanto mio figlio è stato la sotto».

Tratto da IlSecoloXIX.it

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