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19 GIUGNO 2019
Corriere della sera - Il carabiniere ucciso, parla la figlia: «Papà ti ha ucciso l’ignoranza». E vuole seguire le sue orme

Sara Anzini, al funerale del padre Emanuele, il militare travolto durante un posto di blocco: «Voglio entrare nell’Arma»

Sara, 19 anni, stamattina ha l’esame di maturità. Ai colleghi del padre ha detto che non lo salterà. È un papà speciale, il suo. L’appuntato scelto Emanuele Anzini, travolto a un posto di blocco a Terno d’Isola, 42 anni nel giorno del suo funerale, ieri, nella sua città, Sulmona. La figlia ha parlato del sogno di seguire le orme del padre: «Quelle maledette 2.53 hanno portato via un pezzo del mio cuore. Purtroppo non ti ha salvato l’esperienza, ma ti ha ucciso l’ignoranza. E per questo combatterò, anche perché il mio sogno è quello di entrare nell’Arma».

L’attaccamento al lavoro, l’ingiustizia e la giustizia, la rabbia, l’Arma. Questa, però, è anche la storia di un uomo e di una ragazza che ha perso il padre: «Ti cerco ma non ti trovo se non in un’immagine nella mia mente con i tuoi occhi che mi guardano e ammirano la donna che sono diventata. Sono fiera di te e spero tu lo sia di me». Emanuele Anzini era arrivato in Bergamasca nel 1998, la figlia era rimasta a Sulmona. Lui saltava i giorni di permesso per accumularli e andare da lei, aveva raccontato il cugino Gabriele, lunedì fuori dalla chiesa di Zogno (lavorava al Nucleo Radiomobile), dove era stata portata la salma. La Valle Brembana era la sua seconda casa. Ora è tornato alle origini. Picchetti e onori militari, la bara nel tricolore scortata da sei carabinieri in alta uniforme. Subito dietro la figlia, la madre, la sorella. Funerale solenne, per lui. Sono arrivati il comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo, Paolo Storoni, il comandante della compagnia di Zogno Cristian Modena, e i colleghi più stretti. C’erano il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo e il generale Giovanni Nistri, comandante dell’Arma. «Lele, come lo chiamavano i suoi colleghi, non è stato né un santo né un eroe, ma un ragazzo per bene — il generale —. Lui e il collega hanno deciso di fare il proprio dovere, un controllo per garantire la sicurezza della popolazione». L’Associazione Vittime del Dovere ha scritto una lettera di cordoglio: «Non ci sono parole per descrivere cosa si prova in questi tragici momenti ma molti di noi, che si sono visti strappare dal proprio affetto un padre, una madre, un figlio, un nipote o un compagno, possono comprenderlo, e per questo condividerlo con il massimo rispetto», ha commentato la presidente Emanuela Piantadosi. Vicinanza anche al comando di Bergamo, ricordando i progetti di educazione alla legalità e di contrasto alle dipendenze.

Tratto da Corriere della Sera

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