Chi dona la vita per gli altri resta per sempre
I nostri caduti

Il sito www.vittimedeldovere.it raccoglie le note biografiche, dei caduti e degli invalidi, appartenenti alle Forze dell’Ordine, Forze Armate e Magistratura, che sono state inoltrate e autorizzate, anche per quanto attiene al trattamento dei dati personali, dai familiari dei caduti oppure dal diretto interessato, invalido.

Le informazioni relative alle Vittime del Dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata sono frutto di ricerche storiche, giornalistiche e amministrative di cui si citano sempre le fonti.

In larga misura, le biografie si compongono anche di notizie fornite direttamente dalle famiglie di chi ha dato la vita per lo Stato o dall’appartenente alle Istituzioni che ha perso la propria integrità fisica durante lo svolgimento dei compiti di servizio pubblico.

Le storie delle Vittime del Dovere vengono pubblicate con grande partecipazione, interesse e orgoglio, tuttavia, non forniscono alcuna garanzia di completezza o di precisione assoluta. Rappresentano un contributo importante per ricostruire la storia del nostro Paese e rendere onore alla memoria di uomini e donne che costituiscono il patrimonio etico della Nazione.

Ogni richiesta, precisazione ed integrazione dovrà essere indirizzata alla segreteria dell’Associazione Vittime del Dovere al seguente indirizzo segreteria@vittimedeldovere.it

Brigadiere Agenti di Custodia
GENNARO CANTIELLO

Brigadiere Agenti di Custodia GENNARO CANTIELLO

Nato a Formicola il 16.6.1938 e deceduto ad Alessandria il 10.5.1974

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria

Brigadiere degli agenti di custodia, catturato tra gli ostaggi presida detenuti armati di rivoltella, nonostante avesse le mani legate,raccoglieva da terra il medico del reclusorio ferito a morte e incurante del fuoco dei criminali lo trasportava a portata del personale non coinvolto che provvedeva a soccorrerlo e ad inviarlo in ospedale.

Rientrava poi volontariamente tra gli ostaggi per evitare che i ribelli mettessero in atto la minaccia di fare altre vittime se il sottufficiale non fosse tornato indietro. Nel drammatico epilogo della vicenda perdeva la vita. Fulgido esempio di alto senso del dovere e di consapevole sprezzo del pericolo.

Mentre il sindaco di Formicola, Carlo Santarcangelo, dava lettura della motivazione relativa all'altissima onorificenza alla memoria di Gennaro Cantiello, pubblicata sulla G.U. n° 109 del 24  aprile 1975 che rendeva esecutivo il D.P.R. dell'11 novembre 1974, sulla Piazza Torre, gremita fino all'inverosimile, scendeva una palpabile cappa di commozione e un fremito di sdegno invadeva le coscienze democratiche dei presenti ai cui occhi si riproponeva l'efferato eccidio consumato nelle carceri di Alessandria nel lontano, ma ancora vivo, 10 maggio 1974.

Nel frattempo che il sindaco Santarcangelo ripercorreva le tappe della vita di Cantiello, gli occhi degli astanti e delle numerose autorità convenute si posavano sui familiari della medaglia d'oro al valor militare, i quali esemplarmente composti trasudavano dal loro atteggiamento di dolore tutto il dramma che avevano vissuto e continuavano a vivere.

Nel corso dell'orazione funebre il sindaco di Formicola ha posto l'accento sulla necessità di recuperare la “cellula famiglia” la cui unità e moralità risulta alla base della salvaguardia dei valori umani e di libertà.

L'on. Ventre ha ribadito che “ben si consideri la pena come mezzo di redenzione: ma non si dimentichi il dovere innanzitutto morale di tutelare al massimo la dignità e purtroppo anche la vita proprio di quanti, ad ogni livello di responsabilità (potere giudiziario e potere esecutivo) hanno il compito seducente, forse, ma impegnativo, delicato e difficile di dare questo nuovo senso alla condanna e alla pena”. E nel considerare il senso di queste affermazioni una certa amarezza ha invaso i presenti nel constatare l'assenza dei vertici del competente Ministero, mentre lo Stato era rappresentato dal prefetto di Caserta, dott. Mastroiacovo.

Una considerazione, banale se si vuole ma quanto mai vera, si leva ogni volta che un tutore dell'ordine, a qualunque livello e grado, viene colpito dalla barbara ferocia umana o dai destabilizzatori della democrazia o dai criminali comuni: “Ma sono sempre i cittadini del Sud a pagare l'olocausto di sangue alla Patria?”

E come potrebbe essere diversamente se si pensa che la vita militare è una delle poche strade rimaste al Sud per combattere la disoccupazione e che quindi viene intrapresa, soprattutto nei bassi vertici e quindi anche nei più rischiosi per il costante contatto con la “strada” o con i reclusi, come nel caso di Gennaro Cantiello, da tutti quei giovani che Non vogliono emigrare e che non cedono alla lusinga di un facile guadagno, che ben sappiamo come si potrebbe totalizzare. La questione meridionale non èfatta solo di depauperamento di forza lavoro (emigrazione), di pochezza delle strutture pubbliche, di “ area scolastica “ intesa come “ area di parcheggio “ - che poi tra le tre classiche strade indicate per la soluzione della questione noi restiamo del parere che quella culturale sia la più logica e possibile -, di presenza-assenza dello Stato ai vari livelli, di camorra - 'ndrangheta e mafia, ma anche di una schiera di eroi che dal 1820 ad oggi, e per sempre, si è battuta, e si batterà, per la salvaguardia dei diritti della libertà e della dignità umana, con umiltà, silenziosamente e tenacemente, degni figli di questo Sud che è povero solo di risorse economiche ma non di Spirito e di Azione. Gennaro, giovane calmo, sereno, educato, rispettoso, attaccato al dovere, lo ha riproposto, questo aspetto del Meridione, con l'immolarsi sull'Altare della Patria.

 

ONORIFICENZE

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Medaglia d'oro al valor militare

Brigadiere (Carabinieri , Agenti di Custodia)
Luogo di nascita: Formicola (CE)
Data del conferimento: 11/11/1974

Alla memoria

Motivazione:
Brigadiere degli agenti di custodia, catturato tra gli ostaggi presi da detenuti armati in rivolta, nonostante avesse le mani legate, raccoglieva da terra il medico del reclusorio ferito a morte e, incurante del fuoco dei criminali, lo trasportava a portata del personale non coinvolto che provvedeva a soccorrerlo e ad inviarlo in ospedale. Rientrava poi volontariamente tra gli ostaggi per evitare che i ribelli mettessero in atto la minaccia di fare altre vittime se il sottufficiale non fosse tornato indietro. Nel drammatico epilogo della vicenda perdeva la vita. Fulgido esempio di alto senso del dovere e di consapevole sprezzo del pericolo. Alessandria, 9 - 10 maggio 1974.

 

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