Il rettore dell'Università di Trento, Flavio Deflorian, condanna con fermezza le immagini sui social in cui la presidente del Consiglio studentesco, Agnese Tumicelli, veronese, indossa la maglietta di "Barbie Brigate Rosse".
«Quello che abbiamo visto sui social non è accettabile, per di più da una persona che ricopre un ruolo istituzionale, e non è in linea con i valori della nostra università», commenta Deflorian, che ha appreso la notizia dalla stampa.
«La diretta interessata dovrà assumersene la responsabilità e chiedere scusa», aggiunge. Il rettore ha incontrato nel pomeriggio la presidente del Consiglio studentesco, dalla quale ha ricevuto delle rassicurazioni sulla natura non intenzionale del gesto, ma auspica "scuse pubbliche".
Le scuse
La studentessa ha scritto in serata: «Non ho mai inteso fare apologia o anche solo satira sulle Brigate Rosse o sugli anni di piombo; condanno con forza ogni forma di estremismo e di violenza politica, da qualunque parte provenga. Non faccio parte di nessun movimento radicale o estremo, anzi, collaboro da sempre con un'associazione studentesca che si riconosce fieramente nei valori democratici. In queste ore ho ricevuto la fiducia e la solidarietà delle associazioni studentesche che compongono il Consiglio che presiedo. Li ringrazio. Ma questo non toglie che io debba assumermi la piena responsabilità del mio gesto. Ho sbagliato. Profondamente. E chiedo scusa».
Le dimissioni
Dopo la polemica scatenata da alcune foto pubblicate su Instagram, Agnese Tumicelli, studentessa dell'Università di Trento, ha rassegnato nella mattinata del 25 giugno le dimissioni da presidente del Consiglio studentesco e da componente del consiglio di amministrazione dell'Università di Trento.
Di seguito il comunicato integrale di Tumicelli:
La tempesta mediatica che mi ha colpita in questi giorni mi ha molto fatto riflettere sui miei comportamenti e il mio futuro. Per le ragioni che di seguito esporrò, penso che sia giunto il momento di rassegnare le mie dimissioni dalla posizione di Presidente del Consiglio Studentesco.
Lavorare in Consiglio nello scorso mandato, ed avere l'onore di diventarne Presidente in questo, mi ha arricchita profondamente sia a livello personale che a livello professionale. Essere immersa in un ambiente a stretto contatto con l'amministrazione dell'Università che da quattro anni a questa parte è diventata la mia casa e lavorare per garantire agli studenti che la abitano e la vivono i diritti e le garanzie che meritano, è stato per me motivo di grande onore. Certo, non mi sarei mai aspettata di concludere così presto il mio mandato. Ma credo che sia necessario assumermi fino in fondo la responsabilità delle mie azioni che, anche se - ci tengo a ripetere - sono state strumentalizzate, hanno urtato nel profondo la sensibilità di molte persone e sono profondamente sbagliate.
Quello che mi rimarrà da questa brutta esperienza, oltre alla consapevolezza del grave errore che ho commesso e del peso che le mie azioni hanno sulle altre persone, è il sostegno che ho avvertito da parte di tutti i miei amici e colleghi, dentro e fuori dalla rappresentanza studentesca. La mia associazione e il Consiglio Studentesco mi hanno fino all'ultimo manifestato la loro vicinanza e il loro sostegno, cercando di convincermi fino all'ultimo a non fare un passo indietro. Ringrazio tutti loro, ma per me non è più possibile continuare.
La consapevolezza del potere che chi mi ha attaccata e strumentalizzata ha dimostrato di avere sui media e sull'opinione pubblica mi ha lasciata sconcertata. A 22 anni, mi sono vista catapultata nel giro di un paio d'ore su decine di siti web e giornali. Mi è stato riferito da amici di molti commenti apparsi sui social, spesso offensivi e diffamatori e, in qualche caso, addirittura volti ad attribuirmi frasi che non ho mai pronunciato. La pressione che ho subito e che sto subendo (peraltro insieme ai miei amici e i miei cari, in primis i miei genitori, che loro malgrado sono coinvolti in una vicenda più grande di tutti noi) è un qualcosa che non riesco più a sopportare.
Le reazioni
Di offesa inaccettabile parla l'Associazione vittime del Dovere: «La memoria delle Vittime è sacra e non può essere in alcun modo oltraggiata, banalizzata e irrisa - ha detto Ambra Minervini, vicepresidente dell'Associazione Vittime del Dovere e figlia di Girolamo Minervini, magistrato, ucciso dalle Br il 18 marzo 1980 - Questi gesti non sono espressione di libertà di pensiero, ma di una pericolosa glorificazione della violenza e di vilipendio della storia, e devono essere condannati senza esitazioni. Non è concepibile che a una persona che si rende protagonista di simili iniziative possa essere consentito di continuare a ricoprire ruoli di rappresentanza all'interno di un'istituzione educativa».
Soltanto un mese fa, a suscitare polemica furono i contenuti omofobi e gli inni alla repubblica sociale di Salò delle chat - pubblicate dalla stampa locale - degli studenti di Azione Universitaria, associazione di destra dell'Università di Trento, che avevano messo sotto la lente di ingrandimento il neo eletto consigliere comunale a Trento del partito di Giorgia Meloni, Giacomo Mason..
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