Da anni l'Associazione Vittime del Dovere si batte perché la distinzione ingiusta e incoerente tra vittime in ragione del carnefice sia definitivamente abbandonata.
La categoria originaria delle "vittime del dovere" (Regio Decreto Legge 261/1921) è stata prima affiancata (Legge 466/1980) dalla categoria delle "vittime del terrorismo" e delle "vittime della criminalità organizzata" per poi essere sorpassata in termini di tutela (Legge 206/20014) fino a giungere al processo inverso, di progressiva estensione dei particolari benefici riconosciuti alle altre categorie.
In uno Stato di diritto è imprescindibile che i rappresentanti delle Istituzioni, che sacrificano le loro vite e la loro integrità per il bene della collettività, vengano adeguatamente tutelati.
Negli anni si sono succeduti interventi limitati e parziali di equiparazione che hanno causato differenze tra Vittime, creando gruppi e sottogruppi, e difficoltà applicative che, di fatto, rendono difficile l'effettiva fruizione dei benefici riconosciuti.
Con la presentazione dei disegni di legge cerchiamo di porre un ulteriore tassello sul lungo percorso intrapreso dall'Associazione.
Le proposte di legge da noi richieste, presentate e che si sono succedute negli anni hanno lo scopo di definire la completa equiparazione tra Vittime, dopo oltre dieci anni dalla promessa di "progressiva" equiparazione sancita nella Legge 266 del 2005.
Il gup Filippo Steidl ha condannato Preiti per tentato omicidio plurimo, porto e detenzione di arma clandestina dopo due ore circa di camera di consiglio. Non è stata concessa nessuna attenuante generica. Per le cinque parti civili - cioè i tre carabinieri feriti, il Ministero della Difesa e l’Associazione Vittime del dovere - è stata disposta una provvisionale di 100mila euro.
Durante le sue dichiarazioni spontanee Preiti in aula aveva detto: “Chiedo scusa a tutti: all’Arma dei carabinieri, ai singoli militari feriti, alla famiglia di Giangrande ed alla mia famiglia. Se potessi mi sostituire a Giangrande prendendomi le sue sofferenze. Non volevo fare quello che ho fatto”.
I legali del 50enne hanno già annunciato ricorso: “ha perso il lavoro, poi il legame con la moglie, il figlio. È stato investito da un disastro umano e personale. Ha agito perché affetto da una cosiddetta depressione maggiore. Luigi Preiti aveva questa situazione. Attendiamo le motivazioni della sentenza, ma sicuramente faremo ricorso in appello”.
Dove si spera si farà chiarezza anche sulla provenienza della pistola con la matricola abrasa usata da Preiti a Palazzo Chigi, elemento di non poco conto rimasto tuttavia nell’ombra.
17.34. Luigi Preiti è stato condannato a 16 anni di reclusione per gli spari a Palazzo Chigi, contro i 18 anni che erano stati richiesti dal pubblico ministero.
Articolo tratto da: http://www.crimeblog.it/post/90783/luigi-preiti-condannato-a-16-anni-chiedo-scusa-a-tutti
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