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15 LUGLIO 2025
Il Messaggero - Omicidio del carabiniere Cerciello Rega a Roma: la pena per Hjorth ridotta a 10 anni e 11 mesi. La vedova: «Infangata la memoria del mio eroe»

La sentenza è stata disposta nel terzo processo di appello. Il legale della famiglia: "Soddisfazione morale minima"

Ridotta a 10 anni e 11 mesi e 25 giorni la condanna per Gabriele Natale Hjorth, per l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso a coltellate a Roma nel luglio del 2019. La sentenza è stata disposta nel terzo processo di appello: i giudici dell'Assise hanno accolto la richiesta della procura generale di abbassare di cinque mesi la pena rispetto agli 11 anni e 4 mesi decisi nell'Appello bis. Una decisione legata alla sentenza della Cassazione che il 12 marzo scorso aveva disposto il nuovo processo di appello limitatamente al trattamento sanzionatorio dichiarando irrevocabile la responsabilità penale di Hjorth che si trova ai domiciliari.

«È una soddisfazione morale minima tenendo conto che siamo partiti dall'ergastolo e se la stanno cavando tutto sommato a buon mercato».

Così il professore Franco Coppi, legale di parte civile della famiglia di Mario Cerciello Rega, dopo la sentenza di appello ter del processo per l'omicidio del vicebrigadiere, avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 luglio del 2019 nel quartiere Prati a Roma. «La sentenza ha confermato la sussistenza delle circostanze aggravanti, sulla pena sapevamo che c'era un errore di calcolo che è stato corretto e che ha portato a una diminuzione di pochi mesi», ha concluso.

IL DOLORE DELLA VEDOVA

«Questo processo così lungo, caratterizzato da una vergognosa slealtà processuale per confondere responsabilità e motivazioni per biechi interessi in termini di sconti di pena, non ha fatto altro che aggiungere altro dolore alla sofferenza per la morte violenta di mio marito Mario». Lo afferma Rosa Maria Esilio, la vedova di Cerciello Rega per il tramite del suo avvocato Massimo Ferrandino. «L'aver calpestato e infangato da parte di alcuni protagonisti di questa tristissima vicenda giudiziaria la memoria di un giovane sposo, caduto mentre espletava il proprio servizio, con la complicità di una certa stampa e di taluni politici, non hanno fatto altro che mostrare il volto disumano di un falso pietismo che respingo al mittente», aggiunge.

Per la vedova del carabiniere ucciso il 19 luglio del 2019 a Roma «sferzante è stata l'azione denigratoria verso il 'mio Eroe' che si è cercato di non riconoscere come tale, in questo tempo di indifferenza, insensibilità ed egoismi; eroe con sogni semplici, come tanti servitori dello Stato che sono al servizio della comunità con sacrificio e abnegazione rispettando un giuramento di fedeltà, che hanno qualcuno che li aspetta a casa e che progettano il futuro. Sentirsi abbandonati e sopraffatti non dovrebbe essere un sentimento da provare per coloro che dedicano la propria Vita agli altri». «E allora tutto spinge e si orienta verso l'oblio come soluzione, la cancellazione della memoria di Mario e del baluardo che io rappresento nella disperata lotta contro questa irriverente tendenza - aggiunge -.Un sincero ringraziamento va agli avvocati che hanno lottato con grande professionalità in tutti questi anni per affermare la verità dei fatti, purtroppo emersa tardivamente con la sentenza odierna. E se mi vien chiesto cosa provo, concludo dicendo di aver ascoltato davvero troppo, sentito davvero troppo, visto davvero troppo e sopportato altrettanto. Ogni giorno che passa mi stupisco per come ho affrontato questo deserto senz'acqua, assaporandone assenza, cattiveria, quella che ti aspetti e che non ti aspetti, egoismo, sopraffazione, menefreghismo, falso buonismo, collera, tradimento, disperazione, indecenza, delusione, sangue e morte…per anni e anni…lacrime inghiottite e parole soffocate. Ma una piccola fiamma dentro me, ancora forse persiste…sarà la speranza? Ringrazio tutte le persone perbene che hanno lavorato e lavorano nel vero interesse della giustizia e che mi sono state accanto, mi hanno sostenuto ed hanno condiviso con me questo tremendo contesto», conclude.

Tratto da IlMessaggero.it

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