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15 LUGLIO 2025
Corriere della Sera - Omicidio Cerciello Rega, per Gabriele Natale Hjorth pena ridotta di (altri) 5 mesi. La vedova: «Infangata la sua memoria»

A Hjorth viene contestato il concorso anomalo in omicidio mentre per l'altro americano, Elder Finnegan Lee, la condanna a 15 anni e due mesi per omicidio è già diventata definitiva. La reazione della famiglia della vittima

Condannato a 10 anni, 11 mesi e 25 giorni Gabriele Natale Hjorth, nell'Appello ter, per l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso a coltellate a Roma nel luglio del 2019. La sentenza emessa dai giudici della Seconda Corte di Assise di Appello di Roma ha accolto la richiesta della procura generale di ridurre la condanna di 5 mesi rispetto agli 11 anni e 4 mesi decisi nell'Appello bis, alla luce della sentenza della Cassazione che il 12 marzo scorso aveva disposto il nuovo processo di appello, il terzo, limitatamente al trattamento sanzionatorio dichiarando irrevocabile la responsabilità penale di Hjorth, attualmente ai domiciliari col braccialetto elettronico a casa della nonna a Fregene e anche oggi presente in aula per la lettura del dispositivo.

«Lui è il protagonista negativo, criminale della vicenda»

«Natale è il protagonista negativo, criminale della vicenda: è lui che cerca la droga, è lui che fa la proposta estorsiva, è lui che perlustra il luogo dell'incontro. E' perfettamente consapevole che Elder ha con sé un coltello con una lama di 18 centimetri - aveva detto il pg nel corso della requisitoria dello scorso 29 maggio - Si tratta di una pena di poco più bassa di quella comminata nell'Appello bis - aveva sottolineato spiegando il ricalcolo della pena alla luce delle motivazioni dell'ultima sentenza della Cassazione - Una pena che resta decisamente bassa per un fatto come questo». A Hjorth viene contestato il concorso anomalo in omicidio mentre per l'altro americano, Elder Finnegan Lee, la condanna a 15 anni e due mesi per omicidio è già diventata definitiva.

«La vedova Rosa Maria: «Vergognosa slealtà processuale»

«Questo processo così lungo, caratterizzato da una vergognosa slealtà processuale per confondere responsabilità e motivazioni per biechi interessi in termini di sconti di pena, non ha fatto altro che aggiungere altro dolore alla sofferenza per la morte violenta di mio marito Mario». Lo afferma Rosa Maria Esilio, la vedova di Cerciello Rega  tramite il suo avvocato Massimo Ferrandino. «L'aver calpestato e infangato da parte di alcuni protagonisti di questa tristissima vicenda giudiziaria la memoria di un giovane sposo, caduto mentre espletava il proprio servizio, con la complicità di una certa stampa e di taluni politici, non hanno fatto altro che mostrare il volto disumano di un falso pietismo che respingo al mittente». E aggiunge: «Sferzante è stata l'azione denigratoria verso il `mio Eroe´ che si è cercato di non riconoscere come tale, in questo tempo di indifferenza, insensibilità ed egoismi. Ma qui tutto spinge e si orienta verso l'oblio come soluzione, la cancellazione della memoria di Mario e del baluardo che io rappresento nella disperata lotta contro questa irriverente tendenza - aggiunge - E se mi viene chiesto cosa provo, dico che ho ascoltato e visto davvero troppo e sopportato altrettanto. Ogni giorno che passa mi stupisco per come ho affrontato questo deserto senz'acqua, assaporandone assenza, cattiveria, quella che ti aspetti e che non ti aspetti, egoismo, sopraffazione, menefreghismo, falso buonismo, collera, tradimento, disperazione, indecenza, delusione, sangue e morte per anni».

«Riconosciuta la verità della versione di Varriale»

La sentenza d'appello ter del processo per l'omicidio di Mario Cerciello Rega «è una soddisfazione morale minima, tenendo conto che siamo partiti dall'ergastolo e se la stanno cavando tutto sommato a buon mercato». Lo ha detto il professor Franco Coppi, legale di parte civile della famiglia di Mario Cerciello Rega, dopo la sentenza. «È stata riconosciuta in sede civile, l'aggravante di aver agito contro pubblici ufficiali nel caso dell'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega». Lo ha spiegato l'avvocato Stefano Maccioni, legale di parte civile per l'associazione Vittime del dovere, commentando la decisione di oggi della Corte d'Assise d'Appello. «Con questa decisione viene accertato che quanto dichiarato da Andrea Varriale, collega di Cerciello Rega, corrispondeva al vero: quella sera i due militari si erano qualificati come carabinieri nel momento dell'intervento», ha dichiarato Maccioni. L'avvocato ha anche evidenziato che «si tratta di due sentenze diametralmente opposte. Quella penale non ha riconosciuto l'aggravante di aver agito contro pubblici ufficiali, mentre quella civile sì. È un punto fondamentale per il riconoscimento del ruolo e del sacrificio dei carabinieri». Conclude il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri: «La magistratura ci offre ogni giorno motivi per puntare a una totale riforma di questa istituzione. Oggi con una ulteriore sentenza vengono ridotti, ancora di più, i termini della già fin troppo generosa condanna di Natale Hjorth. Per la magistratura la partecipazione a un crimine così grave giustifica la riduzione di pena che si è succeduta di volta in volta. Ritengo che la magistratura, con questa decisione, si ricopra ulteriormente di vergogna. Ed esprimo pubblicamente la mia commiserazione nei confronti di chi ha preso decisioni del genere, rinnovando la mia solidarietà e vicinanza alla famiglia del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, a tutta l'Arma dei carabinieri ed a tutto il popolo in divisa che, ancora una volta, si vede offeso dalla magistratura italiana».

Tratto da Corriere della Sera

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