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16 OTTOBRE 2013
L’Associazione Vittime del Dovere in merito al messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla questione carceraria

L’Associazione Vittime del Dovere, dopo aver ascoltato con attenzione il messaggio alle Camere tenuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in data 8 ottobre, sulla questione carceraria (si veda allegato), ritiene necessario precisare che ne condivide il contenuto, ma è nettamente contraria all’applicazione di soluzioni emergenziali come indulto, amnistia o altre formule equivalenti all’azione di un “colpo di spugna”.

L’Associazione, impegnata da tempo ad alimentare un dibattito costruttivo sulle tematiche riguardanti giustizia e legalità, è costituita da familiari di vittime, alcuni tra i quali hanno vissuto sulla propria pelle gli effetti tragici di errate valutazioni sulla scarcerabilità di detenuti, pertanto vede con preoccupazione l’adozione dei provvedimenti proposti che non ritiene risolutivi, poiché non riusciranno né a modificare né a migliorare l’attuale situazione del sovraffollamento nelle carceri.

Nello specifico, la Corte Europea dei diritti dell'Uomo (CEDU) ha riconosciuto all'Italia la violazione del diritto dei detenuti ad adeguate condizioni detentive, tali da integrare la violazione dell'art. 3 della Convenzione europea che vieta pene e trattamenti disumani o degradanti. "Tale situazione - continua la Corte - trae origine da un problema sistemico risultante da un malfunzionamento cronico proprio del sistema penitenziario italiano, che ha interessato e può interessare ancora in futuro numerose persone".

Ne consegue che l'Italia si trova nella condizione paradossale di violare la Convenzione europea ogniqualvolta esercita la propria funzione punitiva comminando pene detentive.

A fronte di tali motivate accuse, il Presidente della Repubblica ha ritenuto opportuno invitare il Parlamento ad intervenire per porre fine a tale situazione degradante, proponendo il ricorso a rimedi straordinari quali indulto e amnistia.
Tuttavia l'Associazione non condivide tale soluzione i cui effetti risulterebbero transitori, non risolutivi e addirittura dannosi.
Si pensi, infatti, che la Legge concessiva di indulto 31 luglio 2006 n. 241 non solo non ha risolto il problema del sovraffollamento carcerario in modo permanente, vista la situazione attuale, ma ha portato per l’ennesima volta a sottovalutare l’urgente necessità di costruire nuove strutture carcerarie e ristrutturare i penitenziari esistenti, al fine di poter ospitare i detenuti attualmente presenti nelle carceri italiane. Fino a quando non si affronterà la situazione in maniera "costruttiva”, la popolazione carceraria non avrà mai luoghi idonei dove essere collocata.
È necessario, inoltre, valutare l’impatto etico e sociale che provvedimenti quali indulto o amnistia potrebbero avere in primo luogo sui nostri giovani che vedrebbero concretizzarsi il fallimento dei principi di legalità e giustizia che la scuola, la famiglia e la collettività propongono come modello per la convivenza civile. A ciò si aggiunga il disagio subito dalla società civile investita in modo diretto dall’impatto incontrollato di coloro che, senza aver completato un percorso di rieducazione e senza la possibilità di inserimento nel mondo del lavoro, si ritroverebbero a vivere di espedienti. Inoltre l’Associazione invita ad una doverosa riflessione riguardo all’incessante lavoro svolto dalle Forze dell’Ordine per assicurare alla giustizia tutti coloro che si macchiano di reati più meno gravi, impegno che con questi provvedimenti verrebbe vanificato insieme ai sacrifici compiuti quotidianamente, a volte anche a prezzo della vita.
È necessario infine tenere conto delle vittime colpite da soprusi di varia entità che comunque vedrebbero il loro diritto ad avere giustizia tristemente calpestato. E’ assolutamente necessario ristabilire in modo definitivo il principio di certezza della pena, senza il quale si minano le stesse regole fondamentali della coesione sociale e della convivenza civile.

L’Associazione pertanto auspica che il Parlamento intervenga sul sistema penitenziario nel suo complesso, rimodulando il sistema sanzionatorio, ricorrendo a misure alternative alla detenzione per i reclusi che non abbiano commesso reati contro la persona, quali ad esempio i lavori di pubblica utilità che consentirebbero di attribuire alla pena la propria funzione riabilitativa. Infatti, è essenziale ricordare che le misure "elusive" della pena, quali amnistia e indulto, nulla apportano alla consapevolezza e alla crescita interiore del detenuto che in questo modo si avvale di un'inadeguatezza delle strutture per riacquistare la propria "libertà", senza aver effettivamente affrontato un percorso rieducativo. L’Associazione spera vivamente che si intraprendano azioni concrete e risolutive dell’annoso problema delle carceri italiane, tenendo conto del necessario rispetto dovuto alle vittime.

Emanuela Piantadosi
Presidente Associazione di Volontariato Onlus Vittime del Dovere
Orfana del Maresciallo dei Carabinieri Stefano Piantadosi, ucciso ad Opera (MI) il 15 giugno 1980 da un ergastolano in permesso premio

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